– I consigli della biologa –
Ultimamente si sta puntando molto sull’agricoltura biologica, pertanto abbiamo deciso di dare alcuni indicazioni utili su questo argomento. Il nostro obiettivo non è quello di fare una trattazione completa dell’argomento, ma di proporre degli spunti di riflessione e di segnalare dei link dove poter approfondire gli aspetti che maggiormente vi interessano.
Negli ultimi anni l’attenzione del consumatore verso il biologico è cresciuta: i consumatori sono diventati più attenti da un lato a ciò che mangiano, dall’altro a tutte quelle strategie di coltivazione (e allevamento) che hanno un minor impatto ambientale.
L’agricoltura biologica infatti rappresenta un diverso approccio a tutto il processo agricolo. Essa presuppone una diversa sensibilità e cura da parte dell’agricoltore verso la salute del terreno e della pianta.
Il punto fondamentale è che l’agricoltore deve essere conscio dell’ambiente in cui si trova e di come svolgere il suo lavoro a favore della pianta, il tutto nell’ottica di conservare e implementare la biodiversità e le caratteristiche ambientali.
Che cos’è il biologico?
Se volessimo dare una definizione di agricoltura biologica, potremmo riprendere quella che riporta il regolamento CE n. 834/2007: “un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.
Il metodo di produzione biologico esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale”.
Per approfondire le caratteristiche peculiari dell’agricoltura biologica, si può fare riferimento a Feder.bio, il sito web della Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica. Tra le tante informazioni e approfondimenti presenti è possibile scaricare una scheda informativa sull’agricoltura biologica, che ne sintetizza le principali caratteristiche, tra cui le tecniche di coltivazione.
Agricoltura biologica: un interesse europeo
Come abbiamo detto la domanda di prodotti biologici è in costante crescita, perché sono percepiti come una scelta di qualità e di garanzia. È anche per dare una riposta a questa esigenza che l’Unione Europea spinge molto per attuare una transizione verso il biologico.
A fine maggio del 2020 la Commissione europea ha pubblicato la strategia decennale “Farm to Fork” (dalla fattoria alla forchetta), studiata per rendere i sistemi alimentari europei più sostenibili di quanto lo siano oggi. Tra gli obiettivi fondamentali vi è quello di trasformare il 25% del suolo agricolo europeo in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030, e quindi di conseguenza:
- ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici;
- dimezzare la perdita di nutrienti, assicurando al tempo stesso che la fertilità del suolo non si deteriori. In questo modo si diminuirà di almeno il 20% l’utilizzo di fertilizzanti;
- ridurre del 50% le vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura entro il 2030.
Da un lato questa strategia mira a premiare gli agricoltori e gli altri soggetti attivi lungo la filiera alimentare che hanno iniziato la transizione verso pratiche sostenibili. Dall’altro vuole facilitare lo stesso percorso per chi non l’ha ancora avviato, creando opportunità favorevoli per le loro imprese agricole.
Per approfondire rimandiamo al sito ufficiale dell’UE.
Come convertirsi al biologico?
Nel caso si volesse diventare un agricoltore biologico, questo è il percorso in estrema sintesi. Innanzitutto dobbiamo scegliere un organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Tale organismo deve valutare l’idoneità del terreno alla conversione all’agricoltura biologica. Dopo la valutazione positiva, ci dev’essere la notifica dell’azienda agricola con cui si impegna alla conversione del terreno.
Bisogna essere consapevoli che non si tratta di un passaggio immediato, perché c’è quello che viene definito “periodo di conversione”: se io ho un terreno che finora è stato trattato in modo tradizionale, devo prevedere un lasso di tempo perché possa “risanarsi”, in modo che non ci siano residui nel suolo e nella pianta. Questo periodo per le colture arboree dura tre anni.
Per avere tutti i dettagli di questo processo si può fare riferimento al sito del Sinab (Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica).
Da quanto detto emerge chiaramente che il passaggio all’agricoltura biologica è articolato e oneroso. Per facilitare questo processo, l’ultimo regolamento europeo (279/2021) prevede la possibilità di fare delle certificazioni di gruppo, modalità che permette a un gruppo organizzato di piccoli operatori biologici di attivare e mantenere un sistema per i controlli interni.
C’è da dire, inoltre, che più o meno tutte le Regioni danno degli aiuti agli agricoltori. La Provincia autonoma di Trento ha istituito un Ufficio per le produzioni biologiche: i dati di contatto si trovano sul sito web, che in generale fornisce parecchie informazioni su questo argomento.
Perché convertirsi all’agricoltura biologica
Al di là delle complessità del processo di conversione, l’agricoltura biologica assicura una maggiore produttività? Non proprio. Garantisce una maggiore redditività? Forse.
Senza dubbio i prodotti biologici possono essere venduti a un prezzo mediamente più alto rispetto a quello degli altri prodotti agricoli, ma i veri vantaggi sono quelli legati al minor impatto ambientale.
A nostro parere ciò che può motivare un agricoltore a una conversione al biologico è una maggiore responsabilizzazione di fronte alle crescenti problematiche ambientali e climatiche, la volontà di esercitare la propria attività rispettando i consumatori e puntando a un vero futuro sostenibile.
Come abbiamo più volte sottolineato, l’agricoltura biologica presuppone una maggiore attenzione all’intero processo, l’utilizzo di pratiche tradizionali, essenzialmente preventive. Prevenzione e monitoraggio, infatti, sono i due fattori basilari.
Perché le macchine interfilari sono importanti, ad esempio? Perché consentono di risolvere il prodotto delle erbe infestanti e di prevenire situazioni di allopatia.
Occorre tenere sotto controllo la situazione e nel momento in cui si presenta un problema, si fa un’analisi del rischio e si valuta la soluzione migliore per il benessere della pianta e del terreno. In alcuni casi si possono usare dei prodotti ammessi dai regolamenti europei.
Sul sito di FederBio, ad esempio, si può scaricare il testo integrato tra norme europee e nazionali, che alla fine presenta una serie di tabelle con i concimi, gli ammendanti, i nutrienti e gli antiparassitari di origine vegetale o animale, permessi dal regolamento UE: ogni tabella riporta la denominazione, la descrizione, i requisiti di composizione e le condizioni per l’uso.
L’obiettivo finale è arrivare a un’attività agricola realmente sostenibile e capace di proteggere e incentivare la biodiversità.
Stefania Poletti – Biotecnologa
Ricordiamo che questi articoli vengono realizzati a scopo informativo e non vanno presi come adatti per un utilizzo “fai-da-te” dei prodotti. Appoggiarsi e fare sempre riferimento al vostro agronomo di fiducia.