Macchina porta attrezzi Laika XS: frutto di una preziosa collaborazione - testatina

Abbiamo scambiato alcune battute con Alberto Rizzi, titolare di un’azienda viticola biologica a Mori (TN), un cliente che ha dato dei preziosi contributi per lo sviluppo della macchina porta attrezzi Laika XS.

Si sente spesso parlare di partnership tra aziende: un termine usato così spesso da svuotarsi di significato. Eppure non ci viene in mente altri termini per definire la collaborazione che si è creata con Alberto Rizzi, titolare dell’omonima azienda agricola situata a Mori (TN).

«Si tratta di un’azienda viticola biologica nata da appena 4 anni» ci racconta Alberto Rizzi, «ma conoscevo CRG già da prima grazie a mio padre, che mi ha fatto scoprire questa ditta di carpenteria metallica che produceva ottime attrezzature».

«All’inizio ho acquistato prodotti semplici come i carrelli Guyot, poi soluzioni più complesse come l’erpice rotante, la Laika-Multi, ecc., sia per la qualità dei prodotti, sia per i vantaggi di acquistare da un costruttore locale, che può intervenire con maggiore tempestività in caso di problemi o manutenzione ordinaria.

Un costruttore locale, inoltre, ha maggiori possibilità di personalizzare il prodotto secondo le richieste dei clienti, rispetto ai grandi produttori di macchine agricole. È questo per un piccolo viticoltore come il sottoscritto è fondamentale».

La nascita della macchina porta attrezzi Laika XS

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«Il primo prodotto importante è stata la macchina porta attrezzi Laika-Multi con Rollhacke, Fingerhacke e il rotore a spaghi.

All’inizio avevo un solo trattore con sollevatore, quindi la macchina andava in spinta con il Rollhacke e il Fingerhacke montate; quando toglievo questa testata, montavo quella con spaghi attaccandola posteriormente e tutto procedeva perfettamente.

Quando ho acquistato un nuovo trattore, è cambiato tutto. Ho deciso di avere una macchina dedicata solo agli spaghi, però avevo il problema degli ingombri: questa necessità ha dato l’avvio allo sviluppo di Laika XS.

CRG aveva già un prototipo di questa macchina porta attrezzi e sulla base di alcuni miei feedback l’hanno migliorata. In un certo senso possiamo dire che l’hanno personalizzata per rispondere alle mie esigenze e poi è diventata un prodotto a catalogo, perché CRG si è resa conto che poteva rispondere alle richieste di altri viticoltori».

La personalizzazione come valore aggiunto

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«Non vorrei ripetermi» continua Alberto Rizzi, «ma questo è il vantaggio di rivolgersi a un produttore come CRG. I grandi costruttori, che lavorano sui mercati internazionali, hanno quelle 4-5 macchine standard, per cui non investono più di tanto tempo nella customizzazione del prodotto, soprattutto con i piccoli viticoltori.

CRG invece si impegna a rispondere alle richieste del cliente, realizzando dove possibile le modifiche necessarie. Il punto centrale, quindi, non è la maggiore o minore qualità.

Intendiamoci, CRG offre prodotti di qualità, ma il valore aggiunto è la disponibilità a “cucirti su misura” la macchina agricola, come un sarto farebbe con un vestito. Se è possibile fare una certa modifica, loro si impegnano a farla».

Le macchine CRG rispondono a un certo tipo di agricoltura

«Essendo un’azienda agricola biologica con una coltivazione di montagna (tra i 400 e i 600 metri sul livello del mare), vi sono delle problematiche che il fondo valle non ha, come ad esempio gli spazi ristretti e le pendenze. Queste mie esigenze e feedback si sono riversati sulla macchina porta attrezzi Laika XS.

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Però in generale possiamo dire che CRG risponde alle richieste specifiche di un particolare tipo di agricoltura. Di solito, quando si sente parlare di agricoltura biologica, si pensa al fatto che non si possono utilizzare molecole di sintesi. Questo però è l’aspetto più evidente.

Il vero valore del biologico è una differente attenzione alla vite e al terreno, un diverso approccio al processo produttivo, alla gestione generale delle coltivazione.

Nel biologico il rispetto e la cura del terreno vengono prima di quello che ci coltivi sopra, e le macchine CRG rispondo a questa maggiore cura e attenzione per il terreno.

Secondo me siamo di fronte a un’evoluzione: 15 anni fa un coltivatore che faceva “bio” sembrava un “matto” e adesso è una cosa tutto sommato normale; 15 anni fa le macchine di CRG erano per pochi agricoltori, un po’ “folli”, ora rispondono a esigenze diffuse, comuni».

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